Chi abita nei pressi del Po ha un rapporto speciale con il suo corso, i suoi argini, le sue golene.
I paesini, di poche migliaia di vite, si appoggiano agli argini come fossero morbidi cuscini erbosi; l'asfalto che corre in cima ad essi è meta e partenza per viaggi interiori e reali.
Chi ha tempo libero, chi deve sbollire la rabbia, chi vuole rimettersi in forma, chi passeggia con gli amici, i ragazzini che cercano rifugio notturno da occhi indiscreti, chi "fa l'argine" in macchina perché ha bevuto un bicchiere di troppo. Il fiume resta un punto di riferimento, che separa e unisce allo stesso tempo il suo corso dal corso delle vite umane. Le persone salgono sull’argine e osservano il fiume come fosse il mare: si trovano di fronte ad un essere vivo, enorme, di una potenza incontrollabile ma che spesso scorre placido e trasmette una sensazione di calma e serenità. È più facile mettersi a pensare, quando si passa il tempo con il grande fiume.
Siamo abituati a vederlo cambiare: se d'inverno è enorme, scorre veloce, fa paura e ci ricorda la sua potenza distruttiva, d'estate diventa più esile, ma mai come quest'anno: stiamo assistendo alla sua secca più grave degli ultimi 70 anni. Al posto dell'acqua, sabbia e terra per distese enormi, dove ormai sono cresciuti gli arbusti. I moli e i loro pontili s'appoggiano sulla sabbia insieme alle barche ormeggiate. In moltissimi punti le isole sono ormai raggiungibili a piedi dalla riva. Diverse specie di animali e vegetali sono messe in pericolo da queste condizioni anomale.
Ho voluto mettere in risalto questa situazione eccezionale riflettendo la secca del Po sui paesi che lo vivono. I dittici che presento contengono fotografie che si richiamano a vicenda, per continuità, per significato, o per giochi compositivi. Vogliono riflettere una sensazione di caldo, siccità, desertificazione. Per questo, ho evitato tutti gli elementi umani che potessero dare sensazione di vitalità, in favore di visuali più desolate. I colori slavati richiamano ancora una volta la violenza del sole estivo che picchia, dato che ho scattato nelle ore più calde del giorno.
2022